Susanna Tamaro, scrittrice per certi versi controcorrente su molti temi rispetto ai dettami imposti dal politicamente corretto, viene intervistata dal giornalista del quotidiano “La Verità“ Francesco Borgonovo su un tema molto scottante, ovvero quello della violenza sulle donne e, più in generale, sullo stato attuale dei rapporti tra i sessi.
Nell’edizione del 26 settembre del giornale diretto da Maurizio Belpietro, nella quale la suddetta intervista è stata pubblicata, leggiamo riflessioni più che condivisibili da parte di una donna di cultura, soprattutto ci sentiamo di esprimere apprezzamento per la posizione che ella ha espresso riguardo all’importanza di educare i bambini, i ragazzi e gli adolescenti ad un rispetto autentico della persona e, soprattutto, della diversità.
Educare come? È tutta qui la questione. Per educazione non si deve certamente intendere la repressione del maschio, la negazione della sua essenza, a (finto) vantaggio del sesso femminile, come vorrebbero determinati ambienti politici e formativi.
L’educazione, invece, deve partire dalle famiglie, che sono chiamate a riprendere la propria centralità all’interno di un sistema che, negli ultimi decenni, le ha delegittimate e messe costantemente in secondo piano.
Quello che è stato storicamente il simbolo della nostra civiltà è divenuto oggetto degli attacchi più strumentali.
E, in assenza di padri e di madri che assolvessero alle rispettive e peculiari funzioni, che modelli hanno avuto i ragazzi? Che società gli si è creata intorno? È giusto quindi ostinarsi a percorrere la medesima strada, salvo poi stracciarsi tardivamente le vesti tacendo il fatto che ciò che accade è il risultato di tale impostazione culturale, o è venuto il momento di cambiare rotta? Di tornare “indietro” per andare avanti? Di ristabilire la veridicità degli elementi strutturali sui quali si è poggiata la nostra grandezza? Susanna Tamaro afferma che abbracciare la seconda delle due prospettive delineate sia l’unico modo per uscire dal tunnel, e noi, in tutta sincerità, la pensiamo esattamente come lei.
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In tanti, persino il ministro di un governo che si vuole conservatore di destra, parlano di rieducare i ragazzi a scuola, soprattutto i maschi. Lei che ne pensa?
“[…] L’educazione dovrebbe venire dalla famiglia e dall’ambiente sociale intorno al ragazzo. Ma in un mondo che ha annullato qualsiasi valore, qualsiasi sforzo, qualsiasi senso del limite, è impossibile pensare che i ragazzi crescano in maniera sana. Molti sono depressi, molti sono problematici perchè intorno c’è il vuoto e hanno ragione ad essere arrabbiati, perchè la società gli ha servito un piatto di pessima qualità. Madri iper-protettive, padri assenti… Un bambino ha bisogno di sfide, ha bisogno di avere coraggio, ha bisogno di avere modelli positivi. E che modelli, oltre al videogioco, abbiamo visto negli ultimi 30 anni? Soltanto crimiali, basta guardare le serie tv. Abbiamo fornito qualche modello positivo? No, e allora è inutile straccirsi le vesti e fare corsi di educazione quando per 30 anni siamo stati totalmente zitti su questa questione”
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