Settima uscita della rubrica DIARIO DI BORDO che vuole essere uno spazio di esperienze e riflessioni su come famiglia e scuola si incontrano/confrontano in questo tempo. Oggi vi proponiamo la riflessione di una mamma di Castelfranco Veneto amica di Articolo 26.
Di V.B.
Essere mamma a (quasi) 35 anni non è cosa da poco: mi ritrovo in un precario equilibrio tra la bambina di ieri e l’educatrice del domani che vorrei, il mio oggi è essere madre, sposa e casalinga, più o meno disperata.
Così, mi sono ritrovata in macchina ad intrattenere i miei figli con le canzoni del momento ed è stato scorrendo il dito sui video di Youtube che ho avuto l’illuminazione. Digitare il nome della cantante più famosa per quelli nati negli anni 80 è stato un attimo.
C r i s t i n a D’ A v e n a… ed eccole lì! Tutte le migliori sigle della storia della televisione, non provate neppure a protestare: persino mio marito ha canticchiato con me una delle sigle dei puffi. La lezione di “storia della musica” è partita da “Nanà super-girl” per approdare a “piccoli problemi di cuore”, passando per L’uomo Tigre e Holly e Benji: “mamma come Benji e Fede”? Ebbene si tesoro… cartone intramontabile che oggi viene di nuovo riproposto in una versione aggiornata con dei nomi improponibili.
Il fatto è che, la frase “non ci sono più quelli di una volta”, vale anche e soprattutto per i cartoni animati e le loro sigle. Una intera generazione – e forse anche di più – è cresciuta ascoltando e rispecchiandosi nei testi e nelle musiche delle sigle dei loro cartoni preferiti, perché una volta (Dio come mi sento vecchia) credevamo nell’educazione e non solo nell’intrattenimento. Siamo cresciuti cantando e credendo veramente che “i puffi sanno che un tesoro c’è nel fiore accanto a te” e ancora oggi, a distanza di quasi 30 anni (l’ho già detto che mi sento vecchia?) sono parole vive e vivaci che mi tornano alla mente guardando mia figlia che osserva stupita e ammirata un fiore che sboccia, una formica che porta sulle spalle una briciola 20 volte più grande di lei o un minuscolo ragnetto sospeso in una tela quasi invisibile.
Abbiamo ripassato i miti greci insieme a Pollon e studiato la rivoluzione francese seguendo la travagliata storia di Lady Oscar: altro che confusione di identità di genere… era una gran donna “con due palle quadrate” che ha fatto carriera in un mondo maschilista, ha trovato l’amore e combattuto per quello in cui credeva quindi poco importa se preferite la sigla grintosa o quella nostalgica, entrambe hanno il loro perché.
Nell’adolescenza, poi, quanti pianti abbracciate al cuscino mentre soffrivamo per le prime cotte… D’altronde “sono piccoli problemi di cuore nati da un’amicizia che profuma d’amore” ed era difficile il confronto con i nostri coetanei maschi che, invece, scoprivano i manga ed erano tutti immersi nelle battaglie tra la casa di Hokuto contro Nanto o guardando City Hunter per sbirciare qualche mutandina! E noi, romantiche ragazzine, a canticchiare “dove un bacio rubato è qualcosa di più… fa sognare, trepidare, bisbigliare dolcemente I Love You”.
Il fatto è che, allora come oggi, c’è un bisogno, un desiderio dentro di noi che ci spinge a cercare qualcuno o qualcosa che ci parli di noi… che ci dica qualcosa su di noi: per questo la bellezza è fondamentale.
”La bellezza salverà il mondo”!
Se ci limitiamo a contornarci di stimoli scadenti e tristi, cosa otterremo? Cosa possono comunicare ai nostri bambini cartoni e disegni come Clarence o lo straordinario mondo di Gumball?
Questo bisogno profondo che qualcuno ci legga dentro non ci abbandona mai… ed è per questo che ringrazio di aver scorso in un messaggio ‘wazzap’ “inoltrato più volte” le parole vere e dissetanti di Alessandro D’Avenia. Nel mezzo della mia vita confusionaria passata tra compiti e appuntamenti su classroom, spesa settimanale con guanti e mascherina (anche i vostri figli hanno sempre fame?), calzini spaiati e lavatrici a non finire, leggere le sue parole è stato un balsamo per i miei pensieri inceppati.
Che meraviglia trovare qualcuno che dice le cose che pensi anche tu (e lui le sa esprimere molto meglio di come potrei fare io impegnandomi 10 anni) e respirare di nuovo dopo una lunga apnea… E’ come ri-conoscersi tra le righe scritte su un giornale e sentirsi parte di qualcosa di grande.
Perché, come diceva qualcuno al convegno nazionale di Articolo 26 a Todi 2019 citando Vàclav:
“Siamo fatti per cose grandi belle e vere”, a qualsiasi età.