Una favola dai contorni omosessuali per tuo figlio che frequenta l’asilo nido o la materna? E’ sbagliato ed è un abuso!
Per approfondire: riportiamo da questa fonte
«Insegnare a scuola l’omosessualità è un abuso di Stato»
Il Giornale si indigna per le favole gay di Venezia
Il Giornale si indigna due giorni dopo dopo per le favole gay a Venezia. Prendendo spunto da una notizia pubblicata il giorno prima dal Corriere della Sera, il quotidiano di Sallusti fa partire la guerra su una delle sue opinioni preferite: “Insegnare a scuola l’omosessualità è un abuso di Stato”.
L’opinione è firmata dal filosofo Stefano Zecchi. Come stanno davvero le cose invece ce lo raccontava il Corriere il 7 febbraio:
Quarantasei favole per contrastare l’omofobia. Saranno lette negli asili nido e nelle scuole materne del Comune di Venezia che ha già acquistato e distribuito migliaia di volumi. Si tratta di un’iniziativa di Camilla Seibezzi, la delegata del sindaco Giorgio Orsoni per le politiche contro le discriminazioni. La stessa dirigente che qualche mese fa era balzata all’onore delle cronache per aver proposto la sostituzione delle parole «mamma» e «papà » con qualcosa di meno identificante e al di sopra di ogni sospetto sessista: «Genitore ».
L’iniziativa delle favole contro l’omofobia riguarda ben 10 asili e 36 scuole:
Ora Seibezzi ha dato la sua seconda scossa politica (è stata nominata da Orsoni il 23 agosto scorso) selezionando i libri per i 10 asili nido e per le 36 scuole dell’infanzia veneziane. Nella lista figurano titoli come «Il grande grosso libro delle famiglie» sulle diverse forme familiari: nuclei con la sola mamma, con il solo papà, con due mamme e con due papà. C’è «Papà bis», storia di genitori che si separano introducendo una seconda figura genitoriale; c’è «Piccolo uovo» disegnato da Altan, sulla fecondazione assistita; e c’è «E con Tango siamo in tre», dove due pinguini maschi covano un uovo.