Nei giorni scorsi il Comune di Todi ha disposto la collocazione di libri, pur consigliati come ‘per bambini’ dalle Case Editrici, contenenti tematiche sensibili come ‘gestazione per altri’, ‘omogenitorialità’ e più in generale ‘sessualità’, nelle sezioni per adulti della biblioteca Comunale.
Si tratta di testi proponenti contenuti controversi sul piano scientifico e pedagogico, che possono mettere a rischio il fondamentale diritto umano dei bambini di essere rispettati nella loro crescita armoniosa e serena e il diritto dei genitori ad accompagnarli su questi temi delicati. Quella del Comune di Todi è una soluzione equilibrata, che ha accolto la sensibilità di molte famiglie, e individuata nel rispetto del primato educativo dei genitori, nonché della funzione formativa pluralista del servizio bibliotecario e della coesione sociale del territorio.
I promotori dell’iniziativa sono stati inaspettatamente accusati di “censura” da parte della Garante dell’Infanzia Umbra (che ha parlato di una inesistente ‘lista nera’) e del quotidiano La Repubblica, e sul caso, ormai portato alla ribalta mediatica, è stata presentata un’Interrogazione parlamentare al Governo da alcuni Senatori tra cui Monica Cirinnà e Sergio Lo Giudice, le cui posizioni su molti di questi temi sono peraltro ben note, come ad esempio la visione positiva dell’utero in affitto, pratica messa al bando a livello internazionale e bocciata dal Parlamento Europeo.
Sorprende il riferimento alla “censura” visto che, da una lettura non ideologica della Direttiva, emerge chiaramente che i testi saranno semplicemente collocati nella sezione adulti, affinché sia certo che i bambini possano essere affiancati da un adulto nell’accostarsi a determinate tematiche nel rispetto del loro sviluppo personale.
Viene impropriamente brandita l’accusa della “censura”, ma qui sono in gioco il “superiore interesse del minore”, la sua protezione e la responsabilità dei genitori: basti considerare la vasta letteratura scientifica che dimostra i rischi derivanti per i bambini dall’esposizione ad un certo tipo di contenuti.
Del resto, la deriva in atto è chiara anche nell’articolo che al caso ha dedicato Umbria 24 (link) in cui c’è che chi arriva a definire “pericoloso” il far valere il primato della libertà educativa dei genitori quando si parla di temi sensibili.
Come genitori accogliamo invece con favore la possibilità di un’interrogazione parlamentare, che pur attendiamo di leggere, nell’auspicio che possa portare da parte del Governo ad una trasparente analisi dei fatti al fine di dare utile risalto alla questione e fare chiarezza su chi vuole davvero il bene dei bambini e chi al contrario è mosso da interessi ideologici.
Oggi è in atto il tentativo arbitrario di svuotare di significato e valore delle carte fondamentali come quella dei Diritti dei Fanciulli (art. 14) e la Dichiarazione ONU dei Diritti Umani (art. 26 comma 3). Chi sta perseguendo questo fine dovrà darne argomentazione fondata e assumersene piena responsabilità.