Negli stessi giorni del Convegno #Scuola Libera promosso alla Camera da Articolo 26 per sollecitare il dibattito pubblico la politica, è stata presentata al ministro Bussetti una interrogazione parlamentare: alunni e genitori italiani sono i soli discriminati in Europa, perché la scuola da noi la possono scegliere solo i ricchi. E il sistema è al collasso.
E’ stata presentata il 9 Aprile scorso una interrogazione parlamentare, sottoscritta dalle senatrici Lonardo e Gallone e dal Senatore Berardi, al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, per chiedere di sapere “se non ritenga necessaria una riflessione sull’urgente bisogno di cambiamento del sistema dell’istruzione italiano e se non ritenga ragionevole e conveniente per lo Stato introdurre, nell’ordinamento scolastico, l’applicazione del costo standard di sostenibilità per allievo, ossia l’ammontare minimo di risorse da riconoscere a ciascuna scuola pubblica – statale e paritaria – sulla base di parametri certi”.
“L’Italia, infatti, – si spiega – è tra gli ultimi paesi in Europa a riconoscere il ruolo nel sistema statale alle scuole non statali e gli studenti italiani sono quindi discriminati, per ragioni economiche, nel loro diritto di apprendere;
“Un modo per sostenere economicamente l’educazione di tutti i cittadini, – prosegue – anche di quelli che non frequentano la scuola statale, e allo stesso tempo far risparmiare risorse allo Stato, sarebbe l’applicazione del costo standard di sostenibilità per allievo, applicabile ugualmente a tutte le scuole pubbliche, paritarie e statali”.
“Si potrebbe ipotizzare l’assegnazione alla famiglia di una quota da spendere per l’istruzione dei figli, lasciando i genitori liberi di decidere dove spenderla, se in una scuola pubblica statale o in una scuola pubblica paritaria, sotto la garanzia ed il controllo da parte dello Stato: solo in questo modo il sistema scolastico italiano potrebbe riuscire ad emergere da una situazione di costante allarme rosso, facendo risparmiare soldi allo Stato, garantendo il diritto fondamentale all’istruzione, senza discriminazioni economiche, e restituendo alla famiglia la responsabilità educativa in una piena libertà di scelta, con l’obiettivo di innalzare la qualità dell’istruzione italiana, portandola allo stesso livello degli altri Paesi europei”.
“Sarebbe anche il caso, infine – si legge- di lasciare gli insegnanti liberi di scegliere dove esercitare la propria professione – nella scuola pubblica statale o in quella pubblica paritaria – con uno stipendio uguale, come avviene nel resto dell’Europa, in modo che non possano più verificarsi discriminazioni, come invece avvenuto nell’ultimo concorso straordinario che, nella riserva prevista, considera unicamente il servizio svolto presso le scuole statali”.