Di fronte ai nuovi provvedimenti di chiusura a delle scuole – le cui gravi conseguenze stiamo denunciando da mesi – e al dibattito in corso sulla facoltà data in alcuni territori alle famiglie di scegliere se mandare i figli a scuola o tenerli a casa con la didattica a distanza, vogliamo esprimere alcune riflessioni da genitori impegnati nella scuola.
Senza entrare nel merito delle varie implicazioni della DAD, già ampliante analizzate in questi mesi, vogliamo dire che quanto sta accadendo oggi chiama in causa la responsabilità primaria dei genitori nell’educare e istruire i figli (Cost. art. 30) e il fatto che “la scuola è aperta a tutti”, ma è l’istruzione inferiore ad essere obbligatoria (Cost. art. 34). Ne consegue, a livello logico e giuridico che il servizio scolastico deve rimanere a disposizione di studenti e famiglie, cioè essere un’opportunità che la comunità nazionale assicura sempre ai propri cittadini, nel rispetto delle loro scelte.
Ora però è necessario che queste decisioni non siano estemporanee, ma avviino un processo di cambiamento del servizio scolastico che diventi meno rigido, meno uniforme, capace di rispondere con una “responsabile” autonomia alle differenziate esigenze degli allievi e delle famiglie.
La nostra scuola pubblica sta “saltando” per deficit di libertà educativa. Ora che questo è stato riconosciuto, occorre compiere i passi giusti per uscire dalla crisi e lavorare ad una scuola migliore per tutti. Passi chiari e irrimandabili, come confermano da anni studi ed esperienze nazionali ed internazionali:
- Riformare tutta la scuola applicando una vera autonomia e garantendo la libertà di scelta educativa attraverso i Patti Educativi Territoriali con enti pubblici e privati e Patti di corresponsabilità educativa condivisi.
- Riconoscere pienamente e definitivamente la libertà di scelta educativa dei genitori, sul tipo di educazione che riceveranno i propri figli a scuola e sul tipo di scuola pubblica in cui iscriverli, sia statale che non statale. La libertà, infatti, non è solo un principio astratto, ma è uno strumento imprescindibile per la scuola del futuro di uno stato moderno, democratico ed equo.
Non solo vogliamo ribadire che in uno Stato lungimirante, le scuole aperte dovrebbero essere considerate tra i servizi primari da salvaguardare, ma ci auguriamo che la pandemia, questo “cigno nero” che nessuno avrebbe voluto vivere, non porti esclusivamente povertà educative e sociali.
Ci auguriamo che essa possa invece essere trasformata in un’opportunità per riscoprire e valorizzare la libertà di scelta delle famiglie e l’autonomia organizzativa delle scuole, e per divenire tutti più creativi e flessibili, ed essere in grado di superare le gravi carenze culturali ed organizzative del sistema, e di poter affrontare le sfide umane e di sviluppo che ci attendono, con l’obiettivo di accompagnare i nostri bambini e ragazzi davvero al meglio.