Durante il Question Time di ieri 12 Aprile 2017 alla Camera il ministro Fedeli ha ribadito che nella scuola non può entrare l'”ideologia gender” (di cui finalmente anche il governo ammette l’esistenza) e che le scuole devono riconoscere ai genitori obbligatoriamente il “diritto al consenso informato e all’esonero dei figli” da tutti i progetti relativi all’educazione di genere e contro le discriminazioni che essi non condividano.

Nel contributo pubblicato i giorni scorsi, abbiamo dato evidenza di come dal punto di vista pedagogico sia ingiustificabile lasciar educare i ragazzi da persone che semplicemente non sono “compatibili” con l’educazione tout-court.

Oggi riportiamo un articolo tratto dalla Verità che torna sul tema delle associazioni LGBT ed il tipo di educazione alla affettività/sessualità che esse portano nelle scuole dei nostri figli

Comitato Articolo 26 sottoscrive e promuove il “Manifesto degli Insegnanti” sull’educazione di genere.
In questo complesso momento storico, la scuola si deve costruire nell’incontro tra il primato educativo dei genitori, l’autonomia didattica dei docenti ed i diritti di bambini e ragazzi, senza vincitori nè vinti.

Per questo la scuola di tutti non può accogliere teorie controverse per la scienza o divisive per le famiglie.
Perché la libertà educativa è un patrimonio per tutti.

Riportiamo un interessante articolo pubblicato oggi da “La Verità”, che accende i riflettori sulle iniziative che a scuola procedono spedite nel campo della cosiddetta educazione di genere: formazione degli insegnanti di asilo e materna, stereotipi da decostruire e linguaggio “sessista”; il tutto con le connessioni tra il Comune di Roma, i bandi, le associazioni filo-lgbt, l’Unar e la facoltà di Psicologia della Sapienza di Roma.