di RN
Neanche a farlo apposta in questi giorni, complice mio marito appassionato di musica d’autore – equiparabile a ben guardare ad un Cervantes amante dei romanzi cavallereschi – mi è tornata tra le cuffie la struggente canzone “Don Chisciotte” di Guccini.
Che dire sulla tremenda attualità del suo messaggio… quando proprio ieri si è svolta a Roma #RestiamoLiberi, la manifestazione delle delegazioni di numerosissime associazioni contrarie all’approvazione del Ddl Zan sulla cosiddetta “omotransfobia”?
Già il nome la dice lunga sulla mistificazione della realtà in cui ci troviamo, insieme a quella sui dati, che non parlano affatto di una emergenza in termini di discriminazioni per orientamento sessuale!
E magari fosse realmente la persecuzione della violenza verso le persone, ciò che si propone questo disegno di legge: in realtà, poiché il nostro ordinamento già persegue qualsiasi atto di violenza contro chiunque, il vero obiettivo di questo Ddl è quello di chiudere la bocca – minacciando la galera e pesanti pene accessorie – a chi pensa che la famiglia sia composta necessariamente da una mamma e un papà con i loro figli; a chi è contrario all’utero in affitto; a chi non vuole imposizioni del pensiero pro fluidità di genere nelle scuole e non solo.
Ieri in Piazza del Popolo a Roma c’erano più di 1000 Don Chisciotte! Apparentemente ridicoli, anacronistici, innamorati di una bellezza che risiede solo nella verità, stanchi di essere soffocati da un realismo menzognero, imposto dal mainstream imperante, strumento della moderna dittatura, mai proni ad esso. Don Chisciotte mossi dalla bellezza che riconoscono in Dulcinea – bellezza che risiede in ogni creatura – per cui vale la pena di lottare, anche contro l’impossibile.
Come vorrei che il Sancho realista che è in ciascuno di noi, che pensa che la realtà falsata di oggi sia invincibile, che da casa pensa alla piazza di ieri come ad una sconfitta annunciata, che tanto finiremo “stroncati tra le pale dei Mulini” come in un impietoso ingranaggio… come vorrei che non lasciasse inascoltato lo scossone di Don Chisciotte ma aprisse – con nuovi occhi – il cuore ai sentimenti:
“Sancho ascoltami, ti prego, sono stato anch’io un realista,
ma ormai oggi me ne frego e, anche se ho una buona vista,
l’apparenza delle cose come vedi non m’inganna,
preferisco le sorprese di quest’anima tiranna
che trasforma coi suoi trucchi la realtà che hai lì davanti,
ma ti apre nuovi occhi e ti accende i sentimenti.
Prima d’oggi mi annoiavo e volevo anche morire,
ma ora sono un uomo nuovo che non teme di soffrire…”
L’alternativa alla sofferenza, infatti, è la morte. Una morte insapore e lenta, quotidiana, scandita dagli attimi nei quali non scegliamo di essere e comportarci come Don Chisciotte.
Perché la Mancha è il nostro cuore: siamo o non siamo i signori del nostro cuore che, con a fianco il nostro fedele scudiero (la razionalità) e la nostra dama (la bellezza) ci alziamo e partiamo per raggiungere la stella impossibile?
“Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perché il ‘male’ ed il ‘potere’ hanno un aspetto così tetro?
Dovrei anche rinunciare ad un po’ di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà?
Il ‘potere’ è l’immondizia della storia degli umani
e, anche se siamo soltanto due romantici rottami,
sputeremo il cuore in faccia all’ingiustizia giorno e notte:
siamo i ‘Grandi della Mancha’,
Sancho Panza… e Don Chisciotte!”
E se, malati da giorni, in preda a febbri deliranti, ci fossimo scordati che i cavalieri sono coloro che vedono la realtà vera e lottano per essa, per amore della bellezza, chiediamo a Lei, che ci mostrerà la risposta:
“Mi chiedi perché combatti mio signore?
Perché non è importante se perdi o vinci – ma sono parole tue, che tu stesso mi dissi un giorno! – l’importante è perseguire la ricerca della verità e della giustizia!
Sognare il sogno impossibile
Combattere il nemico imbattibile
Sopportare un dolore insopportabile
Correre dove i coraggiosi non osano correre
Amare, puro e casto da lontano
Provare, quando le tue braccia sono troppo stanche,
A raggiungere la stella impossibile
E allora risponderemo:
Cos’è la malattia per il corpo di un cavaliere errante?
Cosa importano le ferite per ogni volta che è caduto!
Lui si alzerà ancora e guai agli empi!
– Sancho!
– Sono qui, vostra Grazia!
– La mia armatura, la mia spada!
– Ancora disavventure?!
– Avventure, vecchio amico!
Oh, le trombe della gloria ora mi chiamano ad alzarmi!
Sempre fedeli al mio fianco il mio scudiero e la mia signora saranno
Il nostro destino ci chiama, e noi andiamo!
Venti selvaggi di fortuna ci porteranno avanti, dovunque soffiano.
Avanti verso la gloria andiamo!”