Il contributo di Articolo 26 è stato pubblicato da Orizzonte Scuola al link
Nell’articolo ‘Consigli di classe snobbati dai genitori, brutto segnale educativo. Lettera’, apparso su OrizzonteScuola.it il 24 ottobre 2018 in forma di lettera di Mario Bocola vengono additati i genitori a causa della loro minima partecipazione nei consigli di classe e perché gli stessi avrebbero ‘una scarsa percezione del mondo della scuola e la considerano l’ultima dei loro “pensieri”’.
Pur riconoscendo che la partecipazione dei genitori nella scuola è oggettivamente in calo negli ultimi anni, siamo certi che a scuola resti al centro degli interessi della gran parte di loro.
Se infatti i genitori partecipano poco alla vita della scuola lo si deve attribuire in primis alla perdita di significato del loro ruolo nei consigli di classe e di istituto. I genitori entrano fiduciosi nella scuola dei propri figli. Se ne escono disamorati è spesso per la costatazione dell’inefficacia della propria presenza e per la realistica percezione che la maggioranza delle decisioni è attribuita per legge agli altri attori del sistema scuola.
Se si aggiungono gli orari impossibili in cui sono fissate generalmente le riunioni, che comporterebbero la necessità di richiedere permessi non previsti dai contratti di lavoro per questa fattispecie, a differenza di quanto accade in altri stati europei, il quadro che si viene componendo è abbastanza diverso da quanto descritto nella lettera del Signor Bocola. Questi aspetti – insieme all’evidente complessità della vita contemporanea e alle difficoltà di molti nuclei familiari di oggi – andrebbero approfonditi proprio al fine rendere la partecipazione dei genitori più incisiva e di massimizzare il loro coinvolgimento.
La domanda da cui partire è: una scuola che per vincoli organizzativi colloca riunioni e colloqui in orari proibitivi, rigidi e insufficienti per qualsiasi lavoratore dei nostri tempi, sta facendo tutto il possibile per favorire la ‘La partecipazione attiva dei genitori’ che come giustamente riconosce la lettera ‘costituisce una delle forme democratiche di convivenza civile’?
Per l’estensore della lettera invece è più importante sottolineare che i genitori (tutti evidentemente): ‘Non si interessano della vita della scuola: basta che ai loro figli non accade nulla di grave e i docenti mettano voti ragguardevoli. Il resto non esiste’. Un’accusa grave e troppo generica a nostro avviso. Semmai “il resto non esiste” quando la scuola viene percepita come un sistema chiuso e la società intera scoraggia gli stessi genitori dall’occuparsene, per cui ogni loro coinvolgimento è destinato all’inefficacia.
Nella lettera si arriva addirittura ad affermare in modo lapidario che ‘Dalla scarsa sensibilità della famiglia verso la scuola, scaturisce il malessere degli alunni all’interno delle classi’. Ci chiediamo quale sia la fonte di questa ‘percezione’. A nostro avviso infatti il malessere dei ragazzi non si può ascrivere in toto a presunte mancanze delle famiglie. E soprattutto per farsi carico e ridurre il malessere dei ragazzi all’interno delle classi, quindi nella scuola, bisognerebbe partire in modo costruttivo dalla scuola stessa e non puntare il dito in primis ed in via esclusiva contro le famiglie.
Ferma restando la necessità di rinforzare il valore sociale dei docenti e sostenerli in un compito che è a dir poco arduo – combattendo ogni forma di ingerenza nelle loro legittime scelte didattiche – occorre ammettere che spesso accanto a moltissimi docenti preparati se ne trovano altri che lo sono meno sia nelle competenze didattiche che dal punto di vista relazionale, per il semplice fatto che il nostro sistema di reclutamento non sempre ha avuto oggettivi standard di qualità. E quindi, ripetiamo, non si può dare alle famiglie tutta la colpa della violenza e del disagio giovanile perché esso ha contorni estesissimi e cause complesse, nonostante l’impegno educativo di molte di esse.
Su Orizzonte Scuola leggiamo anche che ‘se non si impartiscono le regole elementari della buona convivenza non si può pretendere di instaurare un clima positivo tra la scuola e la famiglia’. Verissimo: il buon esempio della famiglia è fondamentale, ma la scuola può chiedere il sostegno delle famiglie, ed ottenerlo, nella misura in cui tiene nel giusto conto anche i diritti dei genitori stessi e quelli degli alunni oltre che, ovviamente, quelli degli operatori della scuola stessa.
Per questo di fronte alla domanda ‘Cosa possono fare di più i docenti, se non invogliare genitori e alunni ad una partecipazione attiva alla vita scolastica?’, da genitori che desiderano il bene della scuola e nel rispetto dei docenti, chiediamo ai docenti stessi, di mettersi sempre anche “nei panni di genitori” e non solo in quello di funzionari, soprattutto nelle scelte con cui si fanno carico di allievi e genitori.
Condividiamo in pieno l’affermazione secondo cui la rappresentanza nei Consigli di Classi ‘è una delle forme democratiche più vive ed efficaci della vita della scuola e che se viene a mancare questo anello di congiunzione, allora la scuola resta una istituzione fine a se stessa.’, ma le parole non bastano.
Per ripartire occorre rivedere le regole e una tradizione che non ha ancora accolto effettivamente i genitori nella vita scolastica. E serve guardare alle drammatiche sfide educative con profondità. Per riporre al centro la questione educativa, subito e senza riserve e con tutta la società unita, lasciando da parte qualsiasi forma di accusa reciproca tra le parti in gioco.
Vogliamo scongiurare il rischio di diffusione di un sensus communis che tenda a screditare il ruolo dei genitori nella scuola e nella società, perché il valore educativo della famiglia è cruciale per il futuro; ed è nel riporre fiducia nelle famiglie e nel sostenerle che si fa il bene della scuola e della società.
Ogni volta che si parla di genitori non si dovrebbe infine prescindere dal citare l’art. 30 della Costituzione: E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli.
Ripartiamo da qui, per costruire davvero una sana alleanza educativa e per non abbatterla con il “bazooka”. Se la scuola, la famiglia ed il futuro dei nostri giovani ci stanno a cuore davvero, sarà possibile.