In un ginnasio di Roma viene consigliata la lettura di “Sei come sei” di Melania Mazzucco, testo che in alcune pagine descrive senza lasciare nulla alla fantasia scene di rapporti omosessuali. A causa dell’oscenità la stessa lettura non è stata possibile né al Senato, né in alcune trasmissioni radiofoniche, ma pare che i nostri figli quindicenni debbano essere invece pronti all’ascolto.
Per approfondire: riportiamo da Avvenire del 30/04/2014
Al Giulio Cesare abbiamo perso tutti
Chi ama il genere, è liberissimo di immergersi nella lettura e di apprezzare l’inventiva della scrittrice. Ma un ragazzo di quindici anni ha la maturità e la preparazione per leggere un testo del genere? Per cogliere la fragilità umana dei protagonisti e la complessità dei problemi che si intrecciano – fecondazione assistita, una famiglia con due padri, tra gli altri – senza lasciarsi turbare da un turpiloquio spesso fitto, incalzante e da descrizioni di approcci sessuali tanto esplicite anatomicamente quanto povere di spessore umano? Siete proprio certi, cari insegnanti, di aver offerto in questo modo ai vostri allievi spunti educativi equilibrati e sereni? Non siete mai stati colti dal dubbio di aver forse ceduto alla moda sempre più impetuosa e, questa sì, intollerante, che potremmo definire omosessualismo? Quella tendenza per cui tutti gli spunti, le sollecitazioni, le richieste di apertura che vengono da quel certo mondo devono, comunque e in ogni caso, imporsi per diritto superiore e, di conseguenza, devono essere imposte anche a ragazzi quindicenni con l’autorevolezza e la credibilità che comunque deriva, signori docenti, dal vostro stare in cattedra?
Secondo quanto riferiscono alcuni genitori del “Giulio Cesare” il “consiglio” di quella lettura avrebbe suscitato in non pochi ragazzi disagio, disorientamento, qualche momento di profondo imbarazzo interiore. Troppo facile rifugiarsi nella constatazione un po’ banale che «tanto sul web vedono già tutto». Ma è questa la funzione della scuola? Uniformarsi al peggio propinato dalla rete? Adeguarsi al nulla etico che esala dai peggiori siti pornografici? Oppure, compito degli insegnanti a cui affidiamo i nostri figli, dovrebbe essere mediare, filtrare, offrire con delicatezza e prudenza chiavi di lettura commisurate all’età e alla sensibilità dei ragazzi.
Di tutto si può e si deve parlare a scuola. Ma con la misura e la sensibilità che a un insegnante dovrebbe derivare dal suo essere adulto responsabile e dal suo dovere di esercitare, al di là del dato biologico, compiti di paternità e di maternità verso i giovani che stanno di fronte per molte ore al giorno. Invece, nel caso del “Giulio Cesare”, tutto questo è stato probabilmente capovolto, annullato, persino calpestato. Se soltanto a uno degli studenti quelle pagine hanno avuto l’effetto di un pugno nello stomaco, di una violenza gratuitamente inferta e incolpevolmente subita, la scuola ha perso un’altra preziosa occasione per risultare credibile. I pugni dei violenti contro le persone omosessuali non si combattono così. Con scelte e imposizioni sbagliate. Se è vero che la scuola è, con la famiglia, radice e futuro della convivenza sociale, allora, dobbiamo ammetterlo, abbiamo un po’ perso tutti.