L’emergenza coronavirus ha reso le famiglie che hanno scelto scuole paritarie per i loro figli più povere perché, oltre le tasse, non riescono più a pagare la retta per la quale stanno chiedendo in tutti i modi di essere aiutate.
Il Governo sembra rimanere sordo, come se fosse un problema irrilevante, nonostante petizioni nazionali, richieste disperate dalle scuole e diversi appelli di politici di maggioranza e opposizione.
Neanche la proposta della detraibilità delle rette in base ad un “costo standard per allievo” è stata accolta. Non solo sarebbe una via percorribile in questo momento ma anche l’unica per iniziare a rendere efficiente e meno costosa la scuola pubblica, introducendo l’idea di un “buono scuola” per tutte le famiglie, non solo meno abbienti.
Si è scoperchiata un’altra anomalia indegna del nostro Paese. L’Italia da sempre discrimina i poveri e quella classe media che deve fare sacrifici enormi non potendo scegliere liberamente la scuola per i propri figli a differenza dei genitori europei, non costretti a pagare rette aggiuntive esorbitanti per un loro diritto educativo inviolabile.
Così, a settembre, moltissime scuole paritarie italiane non riapriranno più, con la conseguenza che altrettanti docenti e impiegati saranno messi per strada e quasi un milione di alunni che oggi le frequentano ricadranno sullo Stato tutti in un colpo. Aggiungendo al dramma collettivo della pandemia, e ai drammi familiari, quelli di bambini e adolescenti costretti a perdere amici, compagni, punti di riferimento…
Sarà spazzato via un enorme deposito di pluralismo culturale e didattico e in Italia si perderà un altro pezzo di libertà di tutti, quella di educare i propri figli.
A chi giova?
E voi, cari amici, cosa ne pensate?