Le famiglie quindi hanno dei diritti e devono poter essere messi nella condizione di rivendicarli ed esercitarli: ad esempio le famiglie devono essere messe al corrente in maniera trasparente sulle iniziative (e sui contenuti) con le quali si intendono “educare” i ragazzi (o i bimbi) in quella che è la sfera più delicata, vale a dire l’ambito dell’educazione alla sessualità ed all’affettività (ammesso e non concesso che la scuola si debba davvero occupare di questi aspetti). Il Comitato nasce per essere al servizio e per dare supporto a quei genitori che intendano far valere nient’altro che i propri diritti: razionali, laici, inalienabili, auto-evidenti.
Ci sembra naturale che in un rapporto di collaborazione e fiducia scuola-genitori vadano evitate fughe in avanti non concordate e rese note debitamente; del resto lo scenario intorno a noi desta preoccupazione: alle orecchie dei più attenti saranno certamente giunte le voci di situazioni scolastiche inquietanti, appena oltralpe; e dato che l’Europa e l’OMS spingono le iniziative volte all’iper-sessualizzazione dei ragazzi, è nostra opinione che sarebbe da irresponsabili non vigilare su quanto avviene in casa nostra.
La rivendicazione di questo diritto non si può poggiare su riferimenti a costituzioni o dichiarazioni più o meno universali: è uno di quei diritti che nessuno si sarebbe mai sognato di mettere in dubbio e per questo motivo l’umanità non hai mai nemmeno sentito la necessità di metterli nero su bianco.