Quinta uscita della rubrica DIARIO DI BORDO che vuole essere uno spazio di esperienze e riflessioni su come famiglia e scuola si incontrano/confrontano in questo tempo. Oggi vi proponiamo la riflessione di un papà e docente della Lombardia amico di Articolo 26.
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Il filo rosso che che ci unisce ad Alessandro D’Avenia, questa volta ci conduce ad incontrare un altro nostro punto di riferimento educativo, quel prof. Franco Nembrini che con un intervento apprezzatissimo ha chiuso il nostro convegno nazionale di Todi il 16 settembre scorso, parlandoci della sua amicizia con il disegnatore Gabriele Dell’Otto. In una nuova pubblicazione sull’Inferno, Nembrini “dipinge” Dante come un supereroe mentre le qualità di illustratore di Dell’Otto ne descrivono le gesta: si tratta di un eroe che, come quelli della Marvel che abbiamo imparato ad amare, mostrano un volto umano fatto di doti speciali unite a fragilità comuni. A ben vedere quindi, i supereroi non sono poi così distanti da noi comuni mortali e per questo motivo infiammano il cuore dei ragazzi: avere nel proprio destino cose “alte”, è scritto nel cuore di ogni uomo ed è un desiderio che non possiamo arrogarci il diritto di frustrare nei giovani di oggi.
Nel marzo del 2017, Articolo 26 ha contribuito alla promozione del tour di Therese Hargot in Italia. La sessuologa belga veniva a presentare la versione italiana di un interessante libro sul tema della sessualità, portando la sua esperienza di insegnante in diversi quartieri della Parigi “bene”, nell’affrontare lo spaseamento dei giovani rispetto al pur pubblicizzatissimo tema del sesso: si tratta di una delle sfide educative odierne più delicate, dato che spesso abbiamo avuto modo di notare che la “liberazione sessuale” degli ultimi 50 anni non abbia poi fatto scaturire quella felicità e quel progresso che aveva promesso […]
Di fronte agli schermi: ragazzi più annoiati, meno capaci di comprendere, più dipendenti, meno in grado di elaborare contenuti, più infelici. Le evidenze di tutto questo già sono di fronte ai nostri occhi nella realtà di ogni giorno e nero su bianco negli studi di chi ha approfondito in maniera specifica questo argomento, come si evince dall’articolo del prof. D’Avenia di cui suggeriamo la lettura completa – 10 min. circa 😉
Sia chiaro: l’intento non può e non vuole essere quello di “demonizzare” uno strumento: un dispositivo digitale è un mezzo e resta tale. Ma si tratta, piuttosto, di coltivare quegli spazi di incontro con la realtà (anche semplici, come un libro, il racconto di una fiaba, la lettura a voce alta a scuola e in famiglia, …) che predispongono ad una esperienza profonda del mondo sui due supporti: schermo e carta (da qui lo strano termine della bi-alfabetizzazione riportato nel titolo)
Alessandro D’Avenia dedica uno dei suoi “letti da rifare” al tema della passione, quel fuoco che vorremmo divampasse nei nostri giovani dando senso e coraggio (insieme anche al necessario “gusto” per l’impegno e la fatica) alle loro esistenze.
Spesso ci ritroviamo a giudicare i ragazzi per l’indolenza o per il loro appiattimento su quelle che il prof2.0 ci aiuta a definire “dipendenze pre-confezionate”; ma come educatori talvolta non ci rendiamo conto che la passione nasce dalla passione e quindi la responsabilità di appiccare l’incendio nel cuore dei giovani è per primi nostra: sarà poi la sete di cose alte e belle dei ragazzi a farlo divampare!
Una possibile chiave per innescare questo effetto domino di passioni, la propongono in maniera per certi versi sovrapponibile sia D’Avenia in questo articolo, che il geniale filosofo Fabrice Hadjadj in un contributo di qualche tempo fa: sarà la meraviglia a mettere in moto tutto questo?
Il prof2.0 Alessandro D’Avenia ci accompagna in un percorso delicato, conducendoci nella stanza privata in cui l’anima di un adolescente si va saldando per spiccare il volo verso la propria autonomia.
Nostro figlio si è trasformato in un “extraterrestre”? Questo suo improvviso esserci “alieno” certamente ci spaventa, ma va tenuto presente che si tratta del segnale di una crescita, che si configura nell’elaborazione di quello spazio personale che è l’intimità: è cura dei genitori per primi rispettare questo luogo prezioso e insegnare la cura e la difesa di un ambiente che dai ragazzi va riconosciuto e preservato per il resto della vita.
Ci fornisce nuovi spunti di riflessione la rubrica del prof. D’Avenia (link) tra interessanti citazioni di serie tv che vanno per la maggiore oggi (come la “Casa di carta”, vedi foto) e approfondimenti illuminanti sulla strutturazione dell’io e sull’impatto dei ruoli nella formazione dell’identità: l’identità pur restando “plastica” non può permettersi di essere fatta di carta, né tantomeno liquida, come il pensiero main-stream intende suggerirci possibile e a volte desiderabile.
Il Prof Alessandro D’Avenia si sofferma (link) sul meccanismo della ricompensa a breve termine, talvolta mediata dai meccanismi dei social, che condiziona gli adolescenti. E condiziona tutti quanti senza eccezioni, aggiungeremmo noi, depotenziando la ricerca di un appagamento più reale e concreto, che pone le radici di qualcosa che dà frutto a lungo termine.
Da notare come concetti analoghi siano espressi anche in un video molto interessante, di cui consigliamo la visione, in cui Simon Sinek illlustra alcune dinamiche tipiche del mondo dei millenials oggi adolescenti.
Il Prof. Alessandro D’Avenia, a giudicare dal titolo del suo intervento sul Corriere, sembrerebbe diffidare dell’istruzione… al solito scorrendone i diversi passaggi, il suo contributo si rivela molto interessante, mettendo a fuoco il rapporto tra istruzione ed educazione da un’ angolazione molto originale, sorprendendo con uno sguardo ampio e acutissimo al tempo stesso.
Riportiamo un estratto di un contributo di Alessandro D’Avenia sul tema della noia che spesso pervade i ragazzi e sulle chiavi per poterla affrontare e sconfiggere. Segnaliamo anche che in questi giorni è in uscita il nuovo libro di D’Avenia: “Ogni storia è una storia d’amore”