Folgorante successo per “Uno sguardo sul futuro”, il convegno organizzato il 26 Gennaio scorso a Terni da Articolo 26 e svoltosi alla presenza di Leonardo Latini sindaco di Terni e degli assessori Marco Celestino Cecconi e Valeria Alessandrini che hanno sostenuto l’iniziativa. Una panoramica a 360 gradi tra inverno demografico e ruolo chiave della famiglia per la ripresa italiana. Tantissime le emergenti problematiche sociali ed educative. Una risposta che emerge: la famiglia è motore e nucleo fondamentale della società anche dal punto di vista demografico.
Il professor Giancarlo Blangiardo – relatore d’ eccezione e neo Direttore dell’ISTAT – ha mostrato dati alla mano le conseguenze della crisi delle nascite, un problema reale che interessa tutti, in un’Italia che ha da 5 anni la più bassa natalità di sempre con meno nati attuali che nel 1917, con un aumento vertiginoso di anziani fragili e poveri e sempre meno popolazione attiva, quindi meno produttiva e sempre meno capace di innovazione e sviluppo. Sta precipitando in picchiata il PIL demografico e con esso il futuro del nostro paese.
Le conseguenze impatteranno su tutti gli ambiti della società, dal sistema sanitario a quello delle pensioni, fino alla cultura e alla nostra competitività internazionale rispetto alle nazioni che hanno ribaltato le politiche per la natalità e ora hanno un saldo positivo come Germania e soprattutto Francia. I dati che spiegano anche che, seppur un’immigrazione integrata può essere un valore, anche questo fenomeno crescente impatterà sul sistema pensionistico.
Per l’esperto di fama nazionale è necessario un cambiamento di mentalità, non limitandosi ad intervenire sulle famiglie povere, ma intervenendo sulla classe media per rilanciare il paese
Le leve ci sono, come il “Piano Nazionale per la Famiglia” del 2012, che giace però in un cassetto della Presidenza del Consiglio Palazzo Chigi – Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Molte le medicine individuate che si potrebbero utilizzare, come equità fiscale, politiche abitative, aiuto al lavoro, cura e conciliazione tra famiglia e lavoro, servizi di consultorio e di informazione, iniziative per la diffusione di una cultura pro-famiglia.
Illuminante e perfettamente complementare anche l’intervento dello psicologo Paolo Scapellato che ha indagato a 360° le cause di una così bassa natalità e i possibili rimedi.
Se gli italiani non fanno più figli le cause vanno ricercate sicuramente in motivi socio-economici, ma anche in quelli psicologici e antropologici. Sta aumentando la mentalità “childfree” che nasconde motivazioni che derivano da una struttura mentale sempre più radicata: il mainstream culturale suggerisce una modalità di vita di tipo edonistico ed egoistico, incentrato sul benessere individuale influenzando a tal punto le nuove la popolazione giovane che essa fa difficoltà a lasciare il mondo adolescenziale e a trovare gratificazione nella maturità altruistica dell’uomo “umano” adulto.
La cultura edonistica ed egoistica, sta producendo a tutti gli effetti il rischio di un rallentamento del percorso evolutivo umano con adulti che perdono l’ interesse per la prospettiva maturativa umana per rimanere nella stasi dell’ adolescenza.
In questo contesto diminuiscono in maniera sensibile le famiglie “classiche” ed aumentano altre tipologie di famiglie, in particolare quelle formate da una sola persona. Sono dimezzate le famiglie numerose mentre si affermano quelle con due componenti, spesso genitore e figlio, e questo perché le separazioni ed i divorzi sono aumentati di dieci volte negli ultimi 30 anni.
Il calo demografico e questo nuovo modello famigliare possono portare rischi per tutta la società: calo della coesione sociale, fragilità dell’identità culturale, valori e punti di riferimento sempre più liquidi, rottura degli argini affettivi.
La famiglia spiega Scapellato svolge ruoli fondamentali per lo sviluppo affettivo, cognitivo, sociale. I rischi della denatalità quindi non sono solo economici e sociali.
Quali soluzioni? Quelle dei paesi del nord Europa che puntano all’individualismo, come definito nel manifesto svedese del 1972 sulla della famiglia del futuro in cui Ogni individuo deve essere considerato autonomo, indipendente, ognuno libero dall’altro, che dopo 40 anni ha realizzato un paese dove moltissime persone vivono completamente sole? Oppure la sostituzione di nuove generazioni di culture diverse?
Tante e chiare le azioni possibili anche quelle indicate da Scapellato: garantire maggiori servizi alle coppie e incentivi economici alla famiglie, investire su giovani e donne, ridare autonomia ai giovani nei tempi adeguati, facilitare ingresso nel lavoro alle donne e la conciliazione tra lavoro e responsabilità familiari e maggior coinvolgimento degli uomini nel lavoro familiare
Ma anche per lo psicologo e docente, serve soprattutto serve favorire cambiamenti di mentalità: considerare le spese a sostegno della famiglia un investimento e non un costo,rilanciando un modello antropologico che realizza la propria felicità non nel benessere.
Concludendo ancora le parole di Blangiardo, l’ingrediente fondamentale per uscire da questo ‘inverno demografico’ è quello di restituire alla famiglia la capacità di fare ‘il proprio mestiere’, cioè quello di produrre il capitale umano, educarlo, far sì che questi bambini diventino adulti e aiutino a continuare la vita della società. Un ‘mestiere’ che la famiglia ha fatto sempre, che ha dato ovviamente i suoi frutti perché il mondo è andato avanti, ma che di questi tempi ha qualche difficoltà a svolgere compiutamente. Tutti noi dobbiamo quindi aiutarla perché le difficoltà vengano in qualche modo superate e si possano mantenere quegli equilibri, anche di natura demografica, che sono necessari per avere un futuro».
Articolo 26 sta operando in tutti i modi per fare sì che i genitori possano “riappropriarsi” del diritto-dovere di educare i figli e si rimetta al centro la famiglia e il suo ruolo nella società. Senza famiglia non ci può essere educazione né il futuro.